Incessante azione di sostegno, solidarietà e aiuto concreto alla Parrocchia del SS. Salvatore

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Piccolo Chiostro San Mauro ODV

Al servizio della comunità

Piccolo Chiostro San Mauro ODV

nata a Pavia nel 2015 e non ha scopo di lucro

La missione dell’Associazione è dedicare un’incessante azione di sostegno, solidarietà e aiuto concreto alla Parrocchia del SS. Salvatore, detta anche di San Mauro, per le opere di carità a sostegno di chi ha, oggi più che mai, bisogno di assistenza, ascolto, accoglienza.

Il 13 ottobre 2015 veniva costituita l’Associazione Piccolo Chiostro S.Mauro ONLUS, ora “Organizzazione di Volontariato” in base alla recente normativa del Terzo Settore, prendendo il nome proprio dal Chiostro adiacente alla Basilica del Santissimo Salvatore, comunemente chiamata ‘di San Mauro.

L’Organizzazione non ha scopo di lucro e persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale per promuovere e sostenere tutte le opere di carità organizzate o patrocinate dalla Parrocchia del Santissimo Salvatore in Pavia a sostegno di chi ha, oggi più che mai, bisogno di assistenza, ascolto, accoglienza.

Inoltre, promuove e valorizza il complesso artistico e architettonico della Basilica del Santissimo Salvatore e del Piccolo Chiostro San Mauro in Pavia e sue adiacenze e pertinenze.

Le Opere di carità

Raccolta Fondi per le opere di carità della Parrocchia SS Salvatore

Mensa del fratello

Per venire incontro ai tanti bisogni delle persone in difficoltà e procurare loro un luogo in cui ripararsi e fruire di un pasto caldo.

Centro di Ascolto

Permette a chi si trova in situazioni di difficoltà di incontrare i volontari del Centro in un luogo sicuro e accogliente, aperto al dialogo e al confronto.

Armadio del fratello

Grazie alla disponibilità dei volontari permette azioni di raccolta, condivisione e dono di indumenti a persone in situazioni di bisogno.

Messa alla prova (MAP)

Sanzione di comunità per il reinserimento sociale attraverso la prestazione di attività lavorativa a favore della collettività.

Sostegno alle famiglie

Attività di sostegno a famiglie e singole persone nel superare momenti di temporanea difficoltà.

Sostegno alla Comunità

Valorizzazione e sostegno della Casa della Comunità «Piccolo Chiostro S. Mauro» luogo di arte, cultura e solidarietà

Centro formazione restauratori

Il Centro ha ospitato privatamente i tirocini formativi extracurriculari degli studenti neolaureati della Scuola di Restauro Camillo Boito dell’Accademia di Belle Arti di Brera.

Parrocchia ss.Salvatore

La Basilica del Santissimo Salvatore, comunemente chiamata ‘di San Mauro’, è uno dei monumenti più belli della città non solo per l’architettura, che segna il passaggio dal Gotico al Rinascimento, ma anche per la ricca decorazione che la riveste internamente e attira l’attenzione, rallegrando gli occhi e il cuore di chi entra in questo tempio. Le numerose opere d’arte sono segni che manifestano la fede della lunga schiera di
persone che attraverso i secoli, alla scuola di San Benedetto, hanno incontrato Dio nell’ascolto della Parola, nei sacramenti, nella preghiera liturgica e personale.

Sostieni il piccolo chiostro san mauro

Cosa puoi fare tu

Puoi scegliere con quale modalità sostenerci per contribuire al mantenimento dell’immobile del Piccolo Chiostro, dare supporto alle opere di carità della Parrocchia e sostenere il centro studi e la scuola di formazione per restauratori.

Il volto dell’odierna Basilica del S.S. Salvatore è il risultato di una storia di oltre Milletrecento anni.

Le ultime notizie

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Pavia anni 30 – San Salvatore, Monastero ImperialeE' qui che venivano sepolti i Re Longobardi?Indagini con il georadar.Si renderebbe opportuno l’esplorazione dell’area del monastero di San Salvatore prossima alla chiesa attuale e ai cortili verso ovest al fine di rintracciare elementi che permettono di riconoscere l’ubicazione e la conformazione del monastero altomedievale e della relativa chiesa (l’attuale si è data alla metà del XV secolo e forse solo in parte si situa sul sito di quella preesistente che forse potrebbe localizzarsi in corpi di fabbrica esterni verso nord, come l’attuale archivio notarile).Le indagini potrebbero auspicabilmente fornire informazioni anche su eventuali sepolture antiche visto che i corpi dei re longobardi devono essere stati rinvenuti e ricollocati in luogo recondito forse già nell’XI secolo o forse in seguito, come indica il ritrovamento nel XIX secolo dell’epitaffio frammentario del re Cuniperto oggi ai Musei civici di Pavia.Paolo Diacono testimonia la fondazione di un oratorio in onore del Salvatore da parte del re longobardo Ariberto (quindi tra il 653 e il 662) che poi vi fu sepolto, come i suoi successori Pertarido, Cuniperto e Ariberto II.Riferendo la notizia della fondazione, ne precisa l’ubicazione usando come punti di riferimento il fiume e la città: non lontano dalla confluenza del Navigliaccio con il Ticino, quasi in riva al fiume ma in posizione elevata, in mezzo alla campagna a poca distanza dalla cinta muraria, lungo la direttrice viaria connessa con la porta occidentale della città (porta Marica, poi Borgoratto).La posizione esterna alle mura è però molto esposta e sembra legittimo ritenere che il complesso posso aver conosciuto un periodo di decadenza durante le operazioni militari che videro contrapposti i longobardi ai franchi di Carlo Magno.Le fonti storiche fanno risalire la fondazione del nucleo originario della chiesa al 657.Ariperto I fa costruire un "larario"per la propria sepoltura consacrato a S. Salvatore.Il convento è stato fatto erigere da Adelaide di Borgogna, ed in seguito da Ottone I, che lo fa rinascere nel 969, dopo il declino che la struttura ha avuto fino al 924.Il monastero godette di notevoli privilegi; numerosi i possessi e le proprietà che lo legavano al territorio e che garantirono una prosperità sino alle grandi difficoltà tra Trecento e Quattrocento.Anche in seguito durante l’assedio degli Ungari, nel 924, attraversa momenti difficili e i monaci devono abbandonare il monastero per mettersi in salvo.Ma già nel 925 un diploma dell’imperatore Rodolfo II conferma al vescovo l’abbazia di San Salvatore; privilegio rinnovato nel 944 con i diplomi di Ugo e Lotario.Lo stato degli edifici non deve essere dei più floridi se la regina Adelaide, moglie prima di Lotario e poi di Ottone I, decide di riedificare dalle fondamenta chiesa e convento. Chiama i benedettini e affida l’organizzazione religiosa al monaco Maiolo, abate di Cluny. Siamo nel 971.Dopo che, nel 1024, i pavesi radono al suolo il palazzo imperiale, si ha notizia dell’esistenza di un altro palatium presso San Salvatore dove viene ospitato anche Federico Barbarossa.Nel 1448 il Monastero viene unito alla congregazione dei padri di Santa Giustina di Padova i quali, tra il 1453 e il 1467, riedificano la chiesa con il relativo monastero che si sviluppa sul lato ovest, intorno al grande chiostro.www.monasteriimperialipavia.it/san-salvatore/ Vedi di piùVedi di meno
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VARIAZIONI ORARIO ARMADIO DEL FRATELLO

Si comunica che il servizio dell’Armadio del Fratello resterà chiuso da Venerdì 22 Dicembre 2023 a Domenica 07 Gennaio 2024

Riapertura:

Lunedì 08 Gennaio 2024 per la raccolta

Martedì 09 Gennaio 2024 (distribuzione a donne e bambini)

Giovedì 11 Gennaio 2024 (distribuzione agli uomini)

BENEFICI FISCALI PER LE PERSONE FISICHE

Così come definito dall’art. 83 del D. Lgs. 117/2017, al primo comma, le erogazioni liberali in denaro per un importo non superiore a 30.000 € a favore di Associazione Piccolo Chiostro San Mauro consentono una detrazione dell’imposta lorda pari al 35% della donazione effettuata. Il secondo comma, prevede inoltre che le liberalità in denaro o in natura erogate dalle persone fisiche in favore di Associazione Piccolo Chiostro San Mauro sono deducibili fino al 10% del reddito complessivo dichiarato.

BENEFICI FISCALI PER LE AZIENDE O GLI ENTI

Le donazioni in denaro e natura a favore di Associazione Piccolo Chiostro San Mauro sono deducibili fino al 10% del reddito complessivo dichiarato (rimosso il limite imposto dalla normativa precedente di 70.000 euro/annui). Se la deduzione supera il reddito complessivo netto dichiarato, l’eccedenza può essere dedotta fio al quarto periodo d’imposta successivo.

CONTATTACI PER RICEVERE MAGGIORI INFORMAZIONI

+39 329 3545759
info@piccolochiostro.it
Via Riviera 20, 27100 Pavia

…settecentesca è limitata a porzioni di quadrature e volte nelle cappelle laterali, quella rinascimentale è quella fortemente connotativa. Di grande qualità e impatto visivo.

Il soggetto privilegiato è il Salvatore – nel fregio che contorna la navata, nell’intradosso dell’arco che divide la prima dalla seconda campata – poi vi è il tema dell’Ordine benedettino – la cappella a sinistra del presbiterio affrescata con le storie di san Benedetto del principio del ‘500, la prima cappella di sinistra dedicata San Maiolo opera di Bernardino Lanzani ante 1525, i santi abati col saio nero dipinti nei tondi del fregio che percorre tutta la navata.

Immediata per dei monaci colti e abituati ai testi sacri, la decriptazione dei significati del complesso decorativo per noi è un po’ più macchinosa, ci limitiamo a descriverne sommariamente gli elementi costitutivi: i pilastri sono affrescati con candelabre monocrome a figure bianche in cui si alternano animali fantastici, arabeschi, mascheroni, nastri intrecciati, simboli e figure di santi; le paraste verso il transetto sono invece policrome su fondo giallo e in cima vi sono figure accompagnate dalle relative iscrizioni. Tra gli archi che inquadrano le cappelle sono inseriti ritratti di pontefici.

I tondi al di sopra dei pilastri ritraggono profili di Cesari a monocromo e forse sono a ricordare il legami che il complesso ebbe coi sovrani e infatti anche la regina Adelaide compare in due dipinti, entrambi del ‘600, quello in controfacciata e quello nel presbiterio con la scena della concessione dei privilegi al monastero. La trabeazione corre un lungo fregio con angeli cantori e musicanti in controfacciata. Nello stesso fregio è insistito il tema del trionfo di Cristo, in mandorla sui carri trionfali, del trionfo sui vizi di lussuria e avarizia contrastati dalla carità, del trionfo della Chiesa, della morte e del trionfo eucaristico.

I delfini sono onnipresenti in quanto a loro volta simbolo della salvezza. Le volte delle navate sono decorate con tre diverse fasce che ospitano busti di santi. Nella cupola è dipinta la volta celeste, nelle lunette su cui essa s’imposta ci sono il Cristo Salvatore e di fronte a lui, visibile dal presbiterio, santa Giustina da Padova. Nei quattro tondi dei pennacchi della cupola e negli spicchi del presbiterio, rispettivamente, santi e profeti identificati da cartigli. Nelle vele del presbiterio i clipei coi simboli dei 4 evangelisti. Nelle lunette: i quattro dottori della Chiesa. Oltre alle già citate cappelle di San Maiolo e San Benedetto, affreschi degni di nota sono quelli della cappella a destra del presbiterio col ciclo delle storie della vita di San Martino e della quarta cappella di sinistra con le storie della vita di Sant’Antonio abate, entrambe risalenti ai primi decenni del Cinquecento.

Le ghiere degli archi, ora decorate a girali in rosso scuro su rosso chiaro, erano in origine modellate in cotto a stampo. Le impronte ancora leggibili dei conci in chiave negli archi, corrispondono ad un concio integro e del tutto ripulito ora ai Musei Civici di Pavia e ad uno molto ridipinto del refettorio del monastero di Santa Maria Teodote: tutti raffigurano il Cristo Salvatore benedicente, con nimbo crociato e col globo nella mano sinistra fiancheggiato da una coppia di serafini. Non è un caso che alcune tipologie di sculture in cotto del S.S. Salvatore siano riconoscibili in San Lanfranco o in Certosa o in Santa Maria Teodeote attestando la circolazione di stampi o modelli riproducibili o imitabili perché di particolare valore simbolico o estetico; l’abate di San Salvatore era padre spirituale del monastero femminile di Santa Maria Teodote, detto della Pusterla. Luca Zanachi, committente del rinnovamento protorinascimentale di San Lanfranco era fratello di Simone Zanachi, priore alla Certosa di Pavia.

Le celle per i monaci erano 35: 4 le camere riservate all’abate in carica e al suo servitore; 2 all’abate titolare; 2 stanze per il portinaio e il sarto, 2 per l’economo; 1 per il cocchiere, 8 per la foresteria e poi c’era il cuoco, il camparo che regolava i flussi dell’acqua al mulino e alle rogge, due ortolani, due garzoni; i dipendenti salariati erano due medici e un barbiere. Altre stanze erano adibite a usi vari: una libreria con archivio, due refettori, l’infermeria, una sala per studi, granaio, cantine, lavatoi, stalle, cucine. C’era anche la serra, “una cantina per le piante per l’inverno”, nel giardinetto adiacente al fianco ovest della chiesa, dove oggi c’è il chiostrino.

L’orientamento della chiesa è inconsueto, con l’abside a Sud anziché a Oriente dove nasce il sole, simbolo di Cristo, scelta dettata probabilmente dalla volontà di erigerla affacciata all’importante strada d’accesso alla città o, all’esterno, verso Novara e Vercelli.

La facciata è a salienti, tripartita per mezzo di contrafforti restremati.

Il portale è rinascimentale, profilato in cotto e sovrastato da timpano; il grande oculo ha doppia orlatura in cotto.

La pianta è a croce latina, la chiesa ha tre absidi, le campate della navata, quadrate, son coperte da volte a crociera costolonate. La navata centrale è affiancata da due false navate minori con sistema alternato, ad una campata nella navata centrale ne corrispondono due nelle navate laterali, più una serie di sei cappelle su ciascun fianco.

Le cappelle laterali attraggono le navatelle antistanti creando uno spazio intercomunicante e sottraendo loro la propria identità architettonica, di qui il termine “false”, effetto accresciuto dalle cancellate che separano le zone laterali dalla navata centrale. Sull’incrocio tra navata e transetto s’innesta il tiburio ottagono. La forma ottagona ricorre nell’intera progettazione: le absidi e le cappelle laterali sono semiottagone anche se quest’ultime, esternamene, sono mascherate da un muro rettilineo.

La dedicazione dell’edificio al Signore Salvatore è importante perché implica il riconoscimento della natura divina di Gesù Cristo e anticipa di fatto di un decennio l’adesione ufficiale al Cattolicesimo della monarchia longobarda di fede ariana. Il mausoleo venne decorato e dotato di adeguate sostanze e si suppone che ben presto vi sia sorto accanto anche un monastero con la funzione di custodire l’edificio sacro e le tombe.

Nei secoli a seguire il S.S. Salvatore resistette sempre più faticosamente al succedersi dei violenti avvenimenti politici e militari che coinvolsero la città di Pavia, fino a che il sacco degli Unni del 924 costrinse i frati ad abbandonare il convento alla rovina. La rinascita avviene per volontà della regina Adelaide – moglie di Lotario Re d’Italia e poi di Ottone I Imperatore del Sacro Romano Impero – che rifondò completamente chiesa e convento.

Adelaide era principessa di Borgogna e il suo legame con quella terra si tradusse nel ricorso all’aiuto di Maiolo abate del monastero benedettino di Cluny dal 954 promotore della riforma che si prefiggeva di ripristinare la regola originaria di San Benedetto (preghiera, studio, lavoro, sobrietà di vita). Maiolo provvide alla riorganizzazione della vita monastica e Adelaide offrì le sostanze necessarie per il rifacimento della chiesa e del convento dotandolo di poderi comprensivi di abitazioni, rustici e terreni (e relativi privilegi) in numero ingente fra i quali, oltre ai terreni in prossimità dell’abbazia, ricordiamo almeno Corteolona, Garlasco, Siziano, i possedimenti del piacentino, nel tortonese, a Novara, ad Alessandria, a Milano, a Voghera.

Maiolo accettò la richiesta di Adelaide sulla scorta delle medesime garanzie d’indipendenza che regolavano l’abbazia-madre di Cluny: ovvero che nessuna persona o istituzione politica o ecclesiastica, compreso il Vescovo di Pavia, interferisse nella sua opera o sui beni o sui benefici del monastero, quali l’esenzione dalle tasse, riconoscendo solo la diretta sovranità del Sommo Pontefice; quindi nel 972 Papa Giovanni XIII, con una bolla indirizzata alla sovrana, dichiara di accettare il patrocinio sul S.S. Salvatore. Tuttavia nella seconda metà del Duecento la dispersione dei beni ecclesiastici è un fenomeno generalizzato che interessa tutto il Nord Italia e diversi documenti testimoniano anche per il S.S. Salvatore progressive vendite di terreni e cessioni di privilegi.

Alla metà del Quattrocento il complesso è quasi interamente decaduto. Il monastero risolleva ancora una volta le proprie sorti scegliendo di aggregarsi alla Congregazione di Santa Giustina di Padova, un movimento monastico riformato sulle esigenze di vita spirituale ed economica dell’epoca. La ricostruzione della basilica e dei chiostri attigui dura dal 1453 al 1511. Entro il primo quarto del Cinquecento vengono eseguiti gli affreschi e il ricchissimo apparato decorativo. È l’ennesima rinascita spirituale e materiale, quella che traccia la fisionomia architettonica e decorativa della basilica come oggi la ammiriamo.

Col passaggio dalla dominazione spagnola a quella austriaca, nel 1713, il monastero che fino all’inizio del Settecento disponeva di notevoli mezzi e indipendenza si vide cancellare privilegi e immunità, sottrarre beni mobili e immobili e dovette la sua sopravvivenza al riavvio di due cartiere ormai in disuso giocoforza poste al servizio dell’Università di Pavia per la produzione di testi per docenti e studenti su ordine dello stesso governo austriaco. L’apporto alla cultura del tempo, la pregevolezza e interesse dei testi prodotti non bastò a salvare oltre l’anno 1791 quella nuova attività che pure rappresentò uno sforzo intensissimo di adeguamento dei monaci per la propria sopravvivenza.

Nel 1797 il ministro degli affari interni della Repubblica Cisalpina decretò la soppressione del monastero e la confisca di tutti i beni da riassegnare all’Ospedale civico, occasione in cui andarono dispersi numerosi manufatti ornamenti e suppellettili del partito decorativo originario.

Il monastero è in concessione al Municipio quando nel 1859 l’autorità militare chiede di occupare “d’urgenza e temporaneamente” il complesso per alloggiarvi i PontieriIl monastero fu adattato a caserma e la chiesa a magazzino per il vestiario dei soldati. Il Comune poco dopo lo cedette al Governo così che la “momentanea” occupazione della basilica, che vide l’apertura di due finestroni nel transetto est ed espose al rischio di una demolizione la stessa chiesa, si protrasse fino al 1900, quando dal Ministero della Guerra fu ceduta a quello della Pubblica Istruzione su pressione (e previo risarcimento) della Società per la Conservazione dei Monumenti dell’Arte Cristiana.

Il 21 Marzo 1901, giorno di San Benedetto, si celebrò la riapertura ufficiale della chiesa al culto; mentre la dismissione dell’ex convento da parte dei militari per divenire demanio statale avvenne solo nel 1992.